“Due minuti di arte”

Nella seconda metà del XIX secolo due fatti hanno rivoluzionato il mondo dell’arte, segnando un solco tra ciò che era stato prima di loro e tutto quello che è venuto dopo. Gli impressionisti prima, e Van Gogh poi hanno reso evidente l’idea che l’arte non è soggetta a regole e che la creatività è frutto della personalità dell’artista. Questi due eventi, di cui è facile misurarne le conseguenze oggi, erano soprattutto una presa di posizione, un’affermazione stentorea del diritto a non essere giudicati da nessuna Accademia, perché le regole sono fatte per essere infrante.
Fino a gennaio, gli amanti dell’arte potranno ammirare questa “rivoluzione” grazie a due mostre imperdibili a Vicenza e a Roma. La Basilica Palladiana di Vicenza ospita infatti l’ultima mostra-evento firmata Marco Goldin: “Van Gogh: tra grano e cielo” (dal 7 ottobre 2017 all’8 aprile 2018). Considerata una delle mostre più importanti del 2018, espone ben 43 dipinti e 86 disegni del maestro olandese.
Il Complesso del Vittoriano di Roma ospita invece fino all’11 febbraio 2018 le opere del maestro impressionista Claude Monet: in totale 60 opere provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi.
Prima di prenotare il biglietto per queste mostre, vi propongo un breve ripasso sull’arte impressionista in due minuti, riprendendo un articolo del mio blog “Due minuti di Arte”.
L’Impressionismo in 10 punti
1 Impressionismo 11. L'Impressionismo è una corrente artistica nata a Parigi tra il 1860 e il 1870. Alle sue origini vi era la contrapposizione alle regole imposte dall’arte accademica. A queste gli artisti impressionisti opponevano opere apparentemente incomplete, spesso realizzate in poche ore.
2. Punto cardine dell'arte impressionista era la pittura “en plein air” (all'aria aperta). Gli artisti impressionisti furono tra i primi ad abbandonare il chiuso degli atelier per dipingere la realtà “dal vivo” e coglierne così l'infinita varietà della sfumature.
3. Questo nuovo approccio alla pittura era reso possibile anche grazie all'invenzione del “cavalletto da campagna” (portatile) e dei colori in tubetto, più pratici da usare negli spostamenti e più immediati, visto che non costringevano l'artista a mescolare i pigmenti per formare i colori.
4. Le opere degli impressionisti non rappresentano la realtà così com'è ma in base a come viene percepita dall'occhio dell'artista nel momento in cui la dipinge. Gli artisti impressionisti non mescolavano i colori sulla tela ma spesso si limitavano ad accostarli tra loro, dando vita a spettacolari contrapposizioni cromatiche (es. I papaveri di Monet) e a immagini non chiaramente definite, quasi sfocate.
A questo proposito uno studio di un neurologo australiano sostiene che tale rappresentazione della realtà derivi dalla miopia che affliggeva i padri dell'arte impressionista e in particolare Monet. Ma questa è una tesi tutta da dimostrare.
1 Impressionismo 25. Alcuni degli artisti impressionisti, in particolare Monet e Renoir, spesso ponevano i loro cavalletti uno di fianco all'altro per dipingere lo stesso paesaggio e confrontare le opere una volta ultimate. Prediligevano ritrarre paesaggi urbani, tra i soggetti preferiti c’era la città di Parigi, che loro vivevano intensamente nelle folli notti di fine secolo.
6. I più grandi esponenti dell'impressionismo sono Édouard Manet, Claude Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Paul Cézanne e Jean-Frédéric Bazille.
7. La prima mostra di questo gruppo di artisti si tenne a Parigi il 15 aprile 1874, presso lo studio del fotografo Felix Nadar. Alla mostra parteciprono Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley e Pierre Auguste Renoir. Inutile dire che l'evento non incontrò il favore della critica.
8. I primi tempi per gli impressionisti furono difficili. Qualche mese dopo la mostra da Nadar, il gruppo fu costretto a organizzare una vendita delle opere presso l'hotel Drouot a Parigi per recuperare fondi da destinare a nuove mostre, ma l’evento si rivelò un fiasco: con il ricavato riuscirono appena a coprire i costi delle cornici.
Fondamentale, per la sopravvivenza degli impressionisti fu l'intervento dell'imprenditore francese Paul Durand-Ruel, uno dei pochi a credere in quel gruppo di giovani artisti fin dall'inizio. Tra il 1891 e il 1922, Durand comprò circa 12 mila opere di Monet, Manet, Pissarro, Degas, Renoir ecc. Monet, a proposito di Durand, disse: “Senza Durand saremo morti di fame tutti noi impressionisti, gli dobbiamo tutto”.
9. Il nome “impressionismo” deriva dal giudizio poco lusinghiero del critico d'arte Louis Leroy che, prendendo spunto dall'opera di Claude Monet Impressione. Levar del sole (sotto) fece dell'ironia sul modo di dipingere di quel giovane gruppo di artisti, considerando le loro opere incomplete, poco più che “impressioni”, appunto.
A dire il vero altri critici, come Jules Castagnary ed Ernest Chesnau fin da subito colsero l'approccio innovativo di quegli artisti coraggiosi e li sostennero.
10. Tra i quadri più noti dell'impressionismo, oltre all'opera di Monet citata possiamo ricordare: Colazione sull'erba di Manet (opera del 1862-1863, antesignana dell'impressionismo “ufficiale”), The dance class di Edgar Degas (1874), La colazione dei canottieri di Renoir (1881), I giocatori di carte di Cézanne (1894) o le famose Ninfee blu di Monet (1916-1919).
Di Marco Lovisco
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