Giovanni Boldini

Giovanni Boldini - La lettura a letto, 1914 Olio su tela, 73 x 92 cm Collezione privata Giovanni Boldini - La lettura a letto, 1914 Olio su tela, 73 x 92 cm Collezione privata
Nell’anno del decimo anniversario dalla sua apertura, la Reggia di Venaria ospita, fino al 28 gennaio 2018, una straordinaria mostra dedicata a Giovanni Boldini, con oltre 115 opere. Con il patrocinio della Città di Torino, la mostra nelle Sale delle Arti della Reggia di Venaria, prodotta e organizzata da La Venaria Reale con Arthemisia, è curata da Tiziano Panconi e Sergio Gaddi.Francesco Vinea - Colpo di vento, 1882 Olio su tela, 70,5 x 46 cm Carpi, Collezione Palazzo Foresti
Giovanni Boldini - Ritratto di Donna Franca Florio, 1901-1924 Olio su tela, 221 x 119 cm Collezione privataGirovagando tra le sontuose sale della Reggia, il visitatore è avvolto dall’atmosfera travolgente del mondo di Giovanni Boldini, attraverso immagini di dame raffigurate nel periodo d’oro della Belle Époque. Figure femminili, avvolte da abiti sontuosi e fruscianti impreziositi da lunghe collane e preziosi accessori, si muovono nell’atmosfera rarefatta di un’epoca fantastica, resa a meraviglia dai dipinti di un artista che più di altri ha saputo immortalare le dame, i salotti, il lusso di un’epoca in cui letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot si fondono nel ritmo sensuale del “can can”, dando il via ad una straordinaria rinascita sociale e civile.
La grande mostra antologica di Giovanni Boldini si articola attraverso una ricca selezione monografica che segue l’iter creativo dell’artista, ed è suddivisa in quattro sezioni tematiche che documentano la parabola espressiva del maestro. La mostra non si limita al periodo internazionale della vita artistica di Boldini, ma presenta anche 26 opere di artisti a lui contemporanei, quali Cristiano Banti, Vittorio Matteo Corcos, Giuseppe De Nittis, Antonio de La Gandara, Paul-César Helleu, Telemaco Signorini, Ettore Tito, Federigo Zandomeneghi. Il visitatore ha così la possibilità di conoscere le analogie e le differenze stilistiche tra Boldini e gli artisti a lui contemporanei.
Le opere provengono da importanti musei quali il Musée des Beaux-Arts di Tours, Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Raccolte Frugone – Villa Grimaldi di Fassio di Genova, Banca Carige, Galleria d'arte moderna Empedocle Restivo di Palermo, Museo nazionale di Capodimonte e da prestigiose collezioni private.
Giovanni Boldini nei suoi dipinti ha esaltato la bellezza femminile, svelando l’anima più intima e misteriosa delle nobili dame dell’epoca, definite da lui “fragili icone”, in quanto la donna di quel tempo non veniva ancora considerata come protagonista. Boldini, in controcorrente, ritraendole pone l’accento sul loro aspetto sensuale e talvolta spregiudicato, suscitando di frequente l’ira dei ricchi mariti, suoi committenti. Basta pensare al dipinto di “Donna Franca Fiorio” del 1901: l'artista fu costretto a ritoccarlo riducendo la scollatura e allungando la gonna.
La mostra vede come sponsor Generali Italia. Hotel partner AtaHotels. L’evento è consigliato da Sky Arte HD. Il catalogo è edito da Arthemisia/Skira. Già allestita a Roma, l'esposizione è arricchita da materiali e filmati sulle grandi dive del cinema muto.

LE SEZIONI DELLA MOSTRA
Giovanni Boldini - Ritratto del padre Antonio Boldini, 1867 Olio su tavola, 65 x 53 cm Ferrara,  collezione  privata1 - Il soggiorno a Firenze. Poetiche e verismo della luce macchiaiola.
La prima sezione della mostra è dedicata al periodo che va dal 1864 al 1870, e documenta il rapporto dell’artista con i macchiaioli quali Telemaco Signorini, Vito D’Ancona e Cristiano Banti, le reciproche influenze con Giovanni Fattori e l’avvicinamento a Michele Gordigiani, noto ritrattista della Firenze granducale. Boldini soggiornò a lungo nella tenuta di Diego Martelli a Castiglioncello, frequentata dagli amici pittori della cosiddetta scuola di Piagentina, dimostrandosi capace di innovazioni estetiche che stupirono i pittori ritrattisti dell’epoca, primo fra tutti Telemaco Signorini. Sin dal 1864 Boldini partecipò al clima della Firenze risorgimentale e ai moti di rinnovamento dei macchiaioli. Il suo percorso artistico inizia dalla luce della “macchia”, ricca di contrasti chiaroscurali, per giungere da una solida base realistica ad un nuovo linguaggio stilistico del tutto originale. A Firenze l’aristocrazia locale gli procurava proficue commissioni, in particolare la nobile inglese Isabella Falconer, che divenne per qualche anno sua mecenate, ospitandolo nella villetta La Falconiera, a Collegigliato, nella campagna pistoiese, dove dipinse i grandi affreschi murari, oggi staccati e conservati a Palazzo dei Vescovi a Pistoia. All’epoca Boldini frequentava anche Marcellin Desboutin presso la villa dell’Ombrellino a Firenze dove il drammaturgo, pittore e incisore francese ospitava gli artisti francesi di passaggio. Nello stesso periodo, a Firenze fu aperta al pubblico la pinacoteca del principe russo Anatolio Demidoff, che collezionava opere d’arte provenienti dai Salon parigini. I modi innatamente aristocratici, la vocazione alla mondanità, e le prospettive di carriera unite al desiderio di adeguati riconoscimenti economici, spinsero Boldini a lasciare Firenze nel 1871, per soggiornare qualche mese a Londra e infine trasferirsi a Parigi.
2 - I primi anni di Parigi. L'amore per Berthe, il gallerista Goupil e la contessa de Rasty
Figlio d’arte, Boldini si era formato dapprima a Ferrara con il padre pittore e poi a Firenze con i maestri macchiaioli. Questa sezione mette a confronto i soggetti di più stretta osservanza realista con le scene ambientate nei giardini di Versailles. L’atmosfera della Ville Lumière è elettrizzante, ed a Parigi conosce la modella e amante Berthe, ritratta splendidamente in “Berthe che legge una dedica su un ventaglio” (1878), con la quale intreccia una storia d’amore. Negli anni settanta il maestro ferrarese realizza piccole scene nello stile Goupil, con ambientazioni settecentesche o stile impero rese evanescenti grazie ad effetti vaporosi che ricordano lo stile di Turner, acquisito durante il soggiorno inglese. Gli anni settanta videro Boldini assoldato nelle fila degli artisti della Maison Goupil, mentre nelle opere realizzate “en plein air” raggiunse risultati di straordinario, palpitante e modernissimo vigore realistico. Superato il periodo della pittura alla maniera settecentesca richiesta del mercato, come si nota in numerose opere tra le quali il “Marchesino a Versailles” (1876) e la “Signora con ombrellino (o parasole)” (1876), lo stile che l’artista esprime al culmine dell’esperienza parigina dopo il 1880 è del tutto moderno. Boldini, infatti, non imita in maniera fotografica la realtà, ma usa una pennellata veloce o sciabolata aggiungendo alle sue opere un tocco dinamico distante dai richiami impressionisti così come, durante il periodo toscano, riesce a non farsi mai trascinare totalmente dal linguaggio dei macchiaioli. Il periodo giovanile di Boldini a Parigi è segnato anche dall’incontro con la Contessa Gabrielle de Rasty, che rappresenta per lui l’opportunità d’inserimento nell’ambiente aristocratico parigino. Moglie del Conte Constantin de Rasty, Gabrielle conosce Boldini nel 1874 e intreccia con lui un’intensa relazione sentimentale destinata a durare per anni, come documentano le opere “La contessa de Rasty coricata” e “La contessa de Rasty a letto”, entrambe del 1880.
Cristiano Banti - Alaide Banti sulla panchina,  1870-1875 Olio su tavola, 30 x 42 cm Collezione privata3 - Uno stile destinato al successo. Il pittore della vita contemporanea
Parigi fu per Boldini il pozzo di San Patrizio: attraverso la contessa Gabrielle de Rasty, entrò in contatto con l’alta borghesia e con la nobiltà cittadina, accedendo agli ambienti più e-sclusivi ed ottenendo il benessere eco- nomico. Boldini abitava a Montmartre, ed ebbe modo di stringere amicizia con Degas. Giovanni Boldini coglie l’attimo fuggente, ma diversamente dagli impressionisti predilige lavorare all’interno dello studio e talvolta immortalare il dinamismo della città che a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento si trasforma. Nella società avrà un ruolo chiave chi avrà coraggio, ambizione e voglia di fare. Si fa strada l’idea che il futuro non sia più dettato dalla discendenza dinastica, ma appartenga a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco. Dopo il 1878, sospesa la proficua ma vincolante collaborazione con Goupil, Boldini si allontanò dalla compostezza della ritrattistica ottocentesca. L’artista coglie pienamente il momento storico che costruisce il mito del progresso e della scienza, e con il quadro “Corse a Longchamp” (1890) sembra anticipare il Futurismo, perché la sua pittura è basata su una velocità d’esecuzione diversa da quella degli impressionisti, in quanto giocata soprattutto sulla figura umana. La donna viene sottratta alla quotidianità per essere idealizzata in una condizione regale, di divinità terrena basata sulla bellezza, come nel pastello “Ritratto di signora in bianco con guanti e ventaglio” (1889). Negli anni ottanta si intensificò la produzione di ritratti a pastello. Vedute urbane, scorci di stra-de con cavalli e ritratti di donne bellissime e sensuali, talvolta seminude, si alternavano sul cavalletto del pittore quarantenne; il tratto grafico del pastello rende con naturalezza gestuale il movimento dei corpi. Dai ritratti di questo periodo si evince un rapporto iperattivo con la realtà e, dove l’artista non riuscì a realizzare con il disegno visioni e condizioni dinamiche, riuscì ad imprimere un ritmo vibrante alle pennellate, componendo tessiture pittoriche cariche di emotività.
4 - Il fascino Belle Époque. Sensualità e magia del ritratto femminile
A partire dagli anni novanta le posizioni serpentine assunte dai corpi femminili distanziarono l’artista dagli schemi della ritrattistica ufficiale. La nuova moda, lontana dall’ideale femminile di Rénoir, esaltava la snellezza dei corpi e si adeguava alle molteplici attività e libertà che, rompendo col passato, non erano più precluse alle donne. I salotti cittadini resero Boldini entusiasta dell’ambiente altolocato nel quale era riuscito a introdursi, divenendone prota- gonista indiscusso e garantendosi proficue commissioni. Fra le “divine”, questa la definizione da lui coniata per le nobildonne dipinte da lui a grandezza naturale, figurano i nomi più in vista della società come Consuelo Vanderbilt, duchessa di Marlborough, le cilene de Ossa, la consorte di Jules-Louis Veil-Picard, fratello del banchiere Arthur Veil-Picard, la contessa de Leusse, l’attrice Alice Regnault, la baronessa Franca Florio e la marchesa Luisa Casati, per citarne alcuni. Boldini le adulava e le invitava a esprimersi libe- ramente carpendone il carattere. Dagli inizi del Novecento fino al primo conflitto mondiale, l’artista conobbe una costante ascesa professionale che ven-ne meno a partire dal 1917, a causa di un fortissimo abbassamento della vista. Negli innumerevoli ritratti delle “divine”, che animano il bel mondo della Ville Lumière, Boldini riesce a sublimare l’essenza dell’eterno femminino, grazie a schiere di donne desiderose di essere trasfigurate dalla magia magnetica dell’italiano di Parigi. L’artista gioca sulle corde della sensibilità delle donne, senza limitarsi a raffigurarne la bellezza, ma esaltandone il ruolo in piena libertà espressiva, grazie anche ad un abbigliamento più libero e disinvolto rispetto al passato. È il caso dello straordinario ritratto “Mademoiselle De Nemidoff” (1908); esposto al Sa-lon, rivela la personalità della famosa cantante dell’Opéra di Parigi, delineata con la capacità d’introspezione psicologica che rende unici i ritratti di Boldini. Fasciata nel lungo abito nero che lascia scoperte le spalle bianche, la donna è elegantissima e sinuosa, in una posa dinamica che pare anticipare un movimento serpentino. In questo delicato e controverso passaggio dell’e-mancipazione femminile, la moda a- cquisisce le sembianze di uno specchio della società: uno specchio ricco di seduzioni per l’arte. Immagini di “joie de vivre” in contrasto col periodo storico a cui sono riferite, già agli albori della guerra mondiale, e suggeriscono quanto la vita legata al “bel mondo” sia distante dagli avvenimenti tragici che stanno per sconvolgere l’umanità.

LE LETTERE INEDITE
La mostra è corredata da un catalogo edito da Skira, che raccoglie una quarantina di lettere inedite di Boldini, portate alla luce da Loredana Angiolino e Tiziano Panconi, curatore e presidente del Comitato scientifico, di cui fanno parte la stessa Angiolino, Beatrice Avanzi (curatrice del Museo d’Orsay), Sergio Gaddi, Leonardo Ghiglia e Marina Mattei (curatrice dei Musei Capitolini). Lettere che Boldini, in veste di Presidente della commissione d’arte per la sezione italiana alla Esposizione Universale di Parigi del 1889, invia a Telemaco Signorini a Firenze. Questi, dietro richiesta di Boldini, sceglie e manda a Parigi le opere degli artisti toscani partecipanti alla manifestazione. Sono scaglionate nel tempo, per un periodo che va dal febbraio all’aprile del 1889 e riguardano la preparazione dell’esposizione che si apre il 6 maggio 1889. Esse documentano l’impegno dei due amici che collaborano per la riuscita dell’evento e contengono anche diversi as-petti privati o professionali come i commenti sui colleghi, le diatribe in ambito artistico e sono venate, specialmente quelle di Boldini, d’ironia e sagacia. Nel catalogo sono riprodotti 4 schizzi inediti di Boldini, realizzati in diverse occasioni tra il 1906 e il 1921.

AMBIENTAZIONE LIBERTY
La mostra è arricchita con oggetti e mobili in stile Liberty che immergono il visitatore nel fascino delle case del primo novecento, prestate dalla Fondazione Arte Nova. In parallelo, il visitatore rivive la magica atmosfera del tramonto della Belle Époque, attraverso i brani di film muti degli anni ‘10, proiettati in mostra grazie al prestito del Museo Nazionale del Cinema e dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa Centro Sperimentale di Cinematografia.
di Silvana Gatti

Reggia di Venaria
10078 Venaria Reale, Torino
Biglietti
Intero 14 euro
Ridotto 12 euro
Informazioni e prenotazioni
tel. +39 011 4992333