Les fleurs et les raisins. Trasversali allegagioni d’arte.

RICOMINCIO DA... DODICI

di Alberto Gross.

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Per la sua dodicesima edizione il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti - il più importante momento aggregativo organizzato da FIVI - riparte da Bologna: padiglioni più ampi e luminosi per accogliere una sempre più crescente richiesta di partecipazione (circa un migliaio i vignaioli e le vignaiole che si sono incontrati dal 25 al 27 novembre scorsi) e che hanno favorito lo scambio e il confronto con il numeroso pubblico di appassionati e addetti ai lavori. La manifestazione ha confermato le caratteristiche che l'hanno contraddistinta fin dal principio: un luogo in cui potere incontrare produttori che seguono personalmente l'intero processo che conduce dalla vigna al bicchiere, capaci di esprimere l'identità e la coerenza di un territorio che si fa storia di storie, racconto vivo di chi, attraverso il vino, mostra sé stesso e un proprio modo di lavorare e vivere.
Visitando i vari espositori si ha così la sensazione di attraversare una sorta di estensione delle cantine di ciascuno, aspetto che rende questa manifestazione - forse più di ogni altra del panorama italiano - molto centrata sulle proprie finalità di conoscenza e restituzione delle varie identità territoriali, prima ancora del coté meramente divulgativo e commerciale.
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Tra le tante cantine presenti - alcune delle quali saranno su queste pagine nei prossimi numeri della nostra rubrica - vogliamo sottolineare l'incontro con l'Azienda Cortino, realtà a conduzione familiare situata a Diano d'Alba, nel cuore delle Langhe. Nonostante Diano venga tradotto in piemontese con Dolcetto (l'azienda ne produce sei differenti etichette) il nostro assaggio si è concentrato sull'Alta Langa D.O.C.G, referenza che si è aggiunta da pochissimi anni a incrementare l'offerta di Cortino. Ottenuto dal 90% di Chardonnay, la fermentazione si produce in acciaio a basse temperature per circa 3-4 settimane. In primavera si procede con la liqueur de tirage e la rifermentazione dura circa 5-6 mesi, remuage manuale e affinamento sui lieviti di 30 mesi.
I profumi delicati vanno dal biancospino alla pesca bianca, complicati da un intreccio che ricorda miele d'acacia e vaniglia. La bollicina è nervosa e cremosa assieme, la buona sapidità restituisce sul finale sensazioni piacevolmente balsamiche.
Questa volta la nostra suggestione - in omaggio al luogo - si rivolge a Diana, sorpresa da Francois Boucher un momento prima del bagno: le spigolosità burrose della sua pennellata prediligono la dolcezza dell'incarnato, ma sempre presenti gli elementi simbolici della caccia con le frecce e la faretra. Le stesse due anime complementari di questo vino.
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E abbassate la luce.