I tesori del Borgo Pale d'altare e altre meraviglie a Monte San Martino

Pale d'altare e altre meraviglie a Monte San Martino
a cura di Marilena Spataro
CARLO E VITTORE CRIVELLI polittico tempera e oro 1480Un piccolo borgo che domina l’alta valle del Tenna e il paesaggio dei Monti Azzurri che dai Sibillini arriva all’Appennino maceratese. E che custodisce nelle sue chiese pregevolissime testimonianze artistiche che costituiscono il suo vanto. In particolare alcune pale d'altare, capolavori assoluti della pittura “gotico rinascimentale”, sono dei veri e propri tesori dell'arte. Monte San Martino è un piccolo paese di origini medievali, in provincia di Macerata, posto a 600 metri di altezza dal mare, con poco più di 800 abitanti, tuttavia, ha una storia di ricchezza che nel Medioevo e nel Rinascimento ha attratto nel suo territorio famiglie di antica nobiltà. E' un luogo dove le bellezze naturali, un paesaggio mozzafiato e alcune tipicità dell'agroalimentare esclusive delle sue campagne, come la mela rosa, si mescolano armoniosamente al gusto dell’arte e dell’architettura, un gusto che guarda alla sensibilità popolare svelando angoli che rimandano dritto alle splendide scenografie dei Crivelli. Quegli stessi Crivelli, di cui Monte San Martino può vantare la presenza, nell'antica chiesa di San Martino, dedicata al Santo Patrono, di alcune pregiatissime pale d'altare, tra cui spicca un bellissimo e commovente polittico, attribuito a una collaborazione matura tra i due fratelli, Carlo e Vittore Crivelli, noti pittori veneziani del '400, in particolar modo Carlo, formatosi alla bottega dei Vivarini e di Jacopo Bellini. Il polittico proveniente dalla soppressa chiesa di San Michele Arcangelo, è realizzato in tempera e oro su tavola (285x227 cm) ed è dedicato alla Madonna in trono mentre adora il suo bambino dormiente placidamente adagiato sulle sue ginocchia. L’esecuzione della tavola, che, specie in passato, fu da alcuni ritenuta esclusiva manifattura di Vittore, denuncia, comunque, la forte influenza dell’attività di Carlo sul fratello, ravvisabile nel fasto ornamentale dei decori sebbene la figura, replicata nella fattezza e nell’atteggiamento, manca del risalto plastico e dell’energia dei VITTORE CRIVELLI polittico 1489modelli. L’utilizzo dell’antico come ornamento erudito torna nell’architettura del trono e nell’inserimento di elementi floreali e vegetali con valore simbolico. In alto, tra le sponde del trono, si intravedono una mela che allude alla liberazione dal peccato originale e una pesca, frutto della salvezza nonché chiaro rimando alla trinità nelle tre parti che lo costituiscono: la polpa, il nocciolo e il seme in esso racchiuso. Il luccichio del fondo dorato è interrotto dal prato fiorito e dalla siepe che introducono i primi elementi naturalistici di matrice rinascimentale. A destra della Vergine ci sono San Michele Arcangelo e San Nicola di Bari, il primo è colto nell’atto di schiacciare sotto i suoi piedi il male rappresentato dal diavolo mentre giudica con la bilancia le anime dei morti, il secondo è raffigurato con il bastone pastorale, la mitra, il libro e le tre borse d’oro donate di nascosto, secondo quanto narrato nella Legenda aurea, per soccorrere le figlie di un concittadino caduto in disgrazia. Seguono San Giovanni Battista e San. Biagio, dipinti eseguiti probabilmente da Vittore, il che si dedurrebbe dalla coloristica più incerta. Il precursore di Cristo è in piedi e regge il consueto filatterio che annuncia la venuta del Messia: Ecce Agnus Dei, Ecco l’Agnello di Dio. La sua figura si distingue in modo preminente dal resto delle tavole del primo ordine in quanto il santo è circondato da un paesaggio roccioso fantastico sul cui sfondo si notano due alberi giustapposti, l’uno rigoglioso, l’altro secco, a indicare la rinascita dell’uomo attraverso il rito del battesimo. Il comparto centrale è sormontato dall’immagine di Cristo morto sorretto da due angeli contriti dal dolore, iconografia, questa, particolarmente cara a Carlo, che si diffonde in Veneto a partire da uno dei rilievi bronzei di Donatello per l’altare del santo a Padova. Alla sinistra del Cristo, hanno un posto d’onore San Martino, titolare della chiesa e patrono della cittadina marchigiana, e San Giovanni Evangelista; alla sua destra accennano GIROLAMO DI GIOVANNI DA CAMERINO polittico 1473ad un dialogo San Giacomo Apostolo, detto il Maggiore, e Santa Caterina d’Alessandria. Nella predella, eseguita probabilmente da Vittore, su disegno di Carlo, è rappresentato Cristo Salvatore tra i dodici Apostoli. L’eleganza formale e stilistica dei Santi del secondo ordine, unitamente a San Michele ed a San Nicola dell’ordine centrale, induce alcuni critici ad assegnare queste tavole alla mano di Carlo, ritenendo che gli altri pannelli siano opera di Vittore. I fratelli Crivelli, e in particolar modo Carlo, sono i protagonisti di quella cultura “adriatica” definita “veneto-marchigiana”, cui appartengono anche Giovanni Boccati e Girolamo di Giovanni, i quali probabilmente incontrano Carlo a Padova, conoscenza, la loro, che si consolida a Camerino, quando Carlo vi risiede dal 1480 in poi. Le tavole dipinte dai fratelli Crivelli sono iscritte entro modanature gotiche da attribuire all’intagliatore montelparese Giovanni di Stefano. Lo schema generale a tre ordini, la cornice orizzontale con foglie di acanto accartocciate che divide il registro centrale da quello superiore, le paraste ornate all’esterno con fogliame e pigne aggettanti e le guglie svettanti, sono tutti elementi considerati come un’autentica firma del maestro di Montelparo. L’ancona di Monte San Martino, per molti anni ignorata dalla critica, resta un documento di estrema importanza per avviare una riflessione non solo sulla collaborazione tra i due fratelli, ancora non riscontrata altrove, ma anche sul rapporto di Carlo con i suoi collaboratori. Altra meravigliosa pala d'altare presente sempre nella chiesa di San Martino è il trittico di Vittore Crivelli. Qui attestato fino al XVIII secolo sull’altare maggiore, il trittico si presenta privo della parte superiore. In un secondo gradino si conservano ancora oggi frammenti della firma del pittore veneto Vittore Crivelli e della datazione risalente al 1490, tuttavia resta il dubbio se la tavola appartenga a questa opera. Dopo un trasferimento presso la pinacoteca di Macerata avvenuto nel 1872, l'opera viene successivamente restituita alla comunità di San Martino dove oggi si può ammirare. Al centro di questo singolare trittico, domina la figura della Madonna coronata in trono che sorregge delicatamente sulle sue ginocchia Gesù comodamente seduto su un cuscino. Il Bambino è colto nell’atto di impartire la benedizione mentre volge lo sguardo in alto verso la tavola raffigurante la VITTORE CRIVELLI trittico 1490Crocifissione, preannunciata dal pettirosso che stringe nella mano sinistra. La tradizione popolare vuole infatti che l’uccello si sia macchiato il petto togliendo una spina dalla corona di Gesù. Ai lati del trono sono stati dipinti due arcangeli che fanno capolino da dietro una siepe, da una parte c'è San Michele, l’angelo della morte e il giudice delle anime, dall'altro si può vedere San Gabriele, il messaggero della vita che annuncia a Maria la nascita del Redentore. Appesi ad una canna, poggiata sul dossale dorato, decorano lo sfondo una melograna, simbolo della Chiesa e della rinascita e una mela simbolo del peccato originale. La scena della Crocifissione è situata entro un paesaggio fantastico delimitato nella parte superiore da una fascia dorata a sottolineare la distanza e la separazione tra il mondo degli uomini e quello di Dio. Abbracciata alla Croce c'è la Maddalena addolorata mentre, ai piedi di Cristo, Maria e Giovanni piangono esprimendo tutto il loro dolore. Nel cielo aureo si levano tre serafini intenti a raccogliere il sangue che sgorga dalle piaghe del Redentore. Il fondo dorato dei pannelli e il rigoglioso tappeto erboso, proprio del naturalismo minuto ed empirico della tradizione gotica internazionale, suggeriscono l’unità della scena dipinta nell’ordine inferiore dove sono raffigurati su piedistalli i Santi: Martino, a sinistra, Antonio Abate, a destra; entrambi sono rappresentati nell’atto di volgersi devotamente alla Madonna e al Bambino. Nonostante le alterazioni subite dall'usura del tempo,è possibile notare le paraste e i pilastrini della cornice decorati e dipinti a tempera, evidente segno del tentativo di Vittore di mostrarsi culturalmente aggiornato ed orientato verso i gusti rinascimentali. Ancora un lavoro di pregio, in questo caso un polittico, di Vittore Crivelli, è custodito nella chiesa San Martino. Datato 1489 e firmato alla base del trono della Vergine, Evangelistiproviene dalla dismessa chiesa di Santa Maria del Pozzo. La narrazione sacra in quest'opera è iscritta entro archi ribassati, abbandona il tradizionale fondo oro a favore di un cielo plumbeo che si va rischiarendo all’orizzonte. Al centro la Madonna è assisa in trono nell’atto di sostenere il Bambino mentre si erge ritto sulle sue ginocchia volgendosi verso San Pietro per affidargli le chiavi del Paradiso. Dal trono pendono, in modo solo apparentemente casuale e distratto, da un lato un mazzo di garofani rossi, simbolo dell’incarnazione e passione di Cristo, nonché della Chiesa, dall’altro alcune rose bianche emblema di Maria e della maternità. Sul parapetto retrostante il trono sono disposti, un vaso con garofani rossi recisi e un libro aperto segno della Parola di Dio. Nella tavola sovrastante appare l’Ecce Homo circondato dagli strumenti della passione: una lancia, una canna con la spugna e i flagelli. A destra e a sinistra si evidenziano i mezzi busti di San Michele Arcangelo e di San Martino a cavallo i quali chiudono l’ordine superiore. Fanno da corona alla Madonna, San Pietro, identificato dal libro e dalle chiavi e San Paolo, contraddistinto dalla spada. Nel timpano, tra due cornucopie traboccanti di pomi, è posto il sudario con l’immagine di Cristo coronato di spine. Secondo l’accurata descrizione offerta nel 1834 dallo storico maceratese, Amico Ricci, la pala doveva comporsi di una predella, con molte storie e figurine minute, oggi scomparsa. Questo polittico di Vittore Crivelli, oltre al suo valore artistico, testimonia un mutamento del gusto del suo autore sotto vari punti di vista, esso rappresenta, infatti, una chiave di volta verso l’adozione dei precetti rinascimentali sia nella resa delle figure che nel disegno architettonico e decorativo della cornice. Le colonnine tortili sono qui sostituite da pilastri lineari, gli archi a tutto sesto hanno preso il posto di quelli ogivali polilobati, le guglie ed i pinnacoli sono rimpiazzati da un architrave e da un timpano. Le cornici dei più importanti polittici di Vittore Crivelli, compreso quello del-la chiesa di San Martino, sono realizzate da Giovanni di Stefano da Montelparo, virtuoso intagliatore attestato fino all’ultimo decennio del Quattrocento tra le Marche e l’Umbria. Per Vittore Crivelli il maestro artigiano ha realizzato anche le cornici del trittico di Monteprandone (ora ai Musei Vaticani) e del polittico della Chiesa di San Francesco a Monte San Pietrangeli. A chiudere la nostra carrellata tra i capolavori dell'arte custoditi nella chiesa di San Martino, è un polittico, questa volta firmato da Girolamo di Giovanni di Camerino, altro maestro del '400 tardo gotico, che, però, già risente delle influenze rinascimentali, sono evidenti i richiami a Piero della Francesca, ai Vivarini e a Carlo Crivelli. Il polittico, proveniente anch’esso dalla chiesa di Santa Maria del Pozzo è datato 1473. Qui l'autore rappresenta la Vergine assisa in trono con Bambino ritto sulle sue ginocchia. Alle loro spalle un coro angelico intona un canto. Nell’ordine principale affiancano Maria le figure di San Tommaso Apostolo e di San Cipriano. L’uno mostra nella mano sinistra un libro e nella mano destra la cintola mariana segno di fedeltà, l’altro, identificato dalla iscrizione apposta alla tavola, è raffigurato in abiti vescovili nell’atto di indire la benedizione. La tavola centrale è decorata con archetti pensili e dentelli ed è Evangelisti 2sormontata da due tondi che racchiudono l’angelo annunciante e l’Annunciata. Nella cimasa trilobata ritroviamo la Crocifissione con la Vergine e San Giovanni dolenti mentre ai lati chiudono San Michele Arcangelo e San Martino. Nelle cuspidi che sovrastano queste ultime due tavole sono visibili San Pietro a sinistra e San Paolo a destra. La cornice, priva dei peducci di raccordo con gli archi polibati e dei due pilastrini laterali, è attribuita al maestro Stefano da Montelparo. Questi è lo stesso intagliatore a cui si fa riferimento per la tavoletta con la Crocifissione eseguita sempre da Girolamo di Giovanni per la chiesa di Sant'Agostino a Monte San Martino, oggi conservata presso la Galleria Nazionale di Urbino. Il dipinto, caratterizzato da una maggiore a-sprezza nella fisionomia dei volti e da panneggi artificiosi, si inserisce a pieno titolo nella tarda attività di Girolamo di Giovanni, assegnandogli il merito di essere un buon divulgatore degli stilemi specifici della scuola camerte che trova in Giovanni Boccati e Giovanni Angelo d’Antonio gli esponenti più famosi.
Oltre alla chiesa di San Martino, posta in posizione dominante, sulla sommità del colle del suggestivo borgo marchigiano, sono presenti altre chiese importanti dal punto di vista architettonico e che custodiscono tesori dell'arte. La chiesa di Sant’Agostino, di origini quattrocentesche, ospita un crocifisso in legno di scuola tedesca, un affresco del Pagani e alcune tele di Ghezzi da Comunanza. Altre chiese di valore sono: Santa Maria del Pozzo, dove si trovano due polittici quattrocenteschi e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che si trova ad alcune centinaia di metri dal paese, sotto un roccione e che, per la sua singolare posizione, nonché graziosa eleganza delle architetture e degli interni affrescati del '500, annovera molti visitatori stranieri, tra cui anche il principe Carlo d'Inghilterra. Una location, questa volta “profana”, di Monte San Martino dedicata all'arte è la Pinacoteca Civica “Monsignor Armando Ricci”, dove, tra altri lavori, sono in esposizione permanente trentotto importanti opere, donate da Monsignor Ricci, risalenti al XVII secolo, si tratta di dipinti a olio su tela oppure su rame con pregiatissimi intagli sul legno.
La ricca Pinacoteca si arricchirà a breve di un'altra donazione: diciotto opere fotografiche d'autore realizzate in originale dall'artista di Città del Messico, Oscar Ulises Tapia Verde. Il maestro verrà in Italia per offrire i suoi lavori di persona al Comune di Monte San Martino.
La cerimonia della consegna si terrà il 16 Febbraio 2018, alla presenza del sindaco di Monte San Martino, Valeriano Ghezzi, del presidente dell'Unione dei Monti Azzurri, Giampiero Feliciotti e di autorità consolari del Messico.