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Gerico... la Rivoluzione della Preistoria

“La Preistoria è come il Sud della Storia,
è il luogo dove imparare chi siamo veramente”.
Lorenzo Nigro
di Marina Novelli
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Non è vero – scrive l’autore Lorenzo Nigro - che non è possibile viaggiare indietro nel tempo. È sufficiente alzare gli occhi e guardare in cielo: lo sguardo ci porta così lontano che le stelle che vediamo sono luce di tanto tempo fa. Ma il passato si può anche toccare – non solo vedere e anche molto da vicino! È esattamente quello che fa l’archeologo quando scava. Nel sito dove lavoro – egli aggiunge - da venti anni, a Gerico in Palestina, gli scavi raggiungono una tale profondità e gli strati coprono così tanti millenni di vita che il susseguirsi di generazioni e conquiste umane diviene tangibile». È così che si è espresso l’autore e archeologo Lorenzo Nigro durante la presentazione del suo libro nel Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo, all’interno del rettorato dell’Università di Roma, nello scorso mese di luglio; volume che prende il titolo di “Gerico - La Rivoluzione della Preistoria”. Un racconto questo estremamente avvincente che, dipanandosi fra la vita e i sentimenti degli archeologi durante le fasi di scavo, conduce il lettore a conoscere, passo dopo passo, i meccanismi della ricerca archeologica, mettendolo in contatto con un passato apparentemente remoto, ma che invece risulta meravigliosamente attuale. Gerico, in Palestina, è la città più antica del mondo, ed è situata nei pressi di una rigogliosa sorgente posta a 260 metri sotto il livello del mare; circa 12.000 anni fa, in questo magico luogo della terra, un’intraprendente comunità umana diede vita alla prima rivoluzione della storia e il professore Lorenzo Nigro ce ne svela la portata storica estrinsecata con la mano, l’occhio e il cuore insito nella sua indiscussa esperienza di archeologo. Una narrazione esposta con gradevole e scientifica leggerezza, impreziosita inoltre da 150 illustrazioni, che ci introduce nella domesticazione di piante e animali, la prima casa e la più antica città, la ruota, il mattone, la tecnologia del fuoco, nonché le idee, la società, i valori e la più profonda concezione della vita e della morte del periodo Neolitico. Però!!! Interessantissimo!... e indubbiamente c’è la sensazione di sentirsi proiettati indietro nel tempo… un tempo così remoto, non può che destare nel lettore una emozione “rabbrividente”, ma estremamente coinvolgente ed appassionante. L’archeologo Lorenzo Nigro, il mudir (in arabo il direttore della missione archeologica) fa di Gerico, che oggi, prende il nome de ‘la collina del Sultano’ (in arabo Tell es-Sultan) in Palestina, attraverso la narrazione di una campagna di scavi, nella “città più antica del mondo” appunto, ci illustra il ruolo svolto da questo primo insediamento umano stabile del Levante, durante la rivoluzione neolitica. Le vicende dello scavo, infatti, si intrecciano con una rappresentazione vivida delle sfide vinte dalla prima comunità neolitica, tali da rendere quasi tangibile l’apporto rivoluzionario del passaggio alla vita stanziale…dal sistema di governo delle acque della sorgente di ‘Ain es-Sultan, alla domesticazione dei cereali e dei caprovini, così come alla creazione dell’oasi come un giardino coltivato, per arrivare alla invenzione della ruota, delmattone ed infine…dell’architettura.
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Passi fondamentali questi, del cammino dell’umanità, che inducono alla considerazione di tutti quegli avanzamenti intellettuali che sono entrati nella coscienza individuale e nell’immaginario collettivo, facendo parte così del patrimonio culturale di ogni essere umano. E la donna? Ed è proprio questo il punto! Ispiratrice e promotrice del passaggio avvenuto dalla raccolta e caccia alla coltivazione e che, già dai tempi più remoti, la vediamo promuove la cura della vita e della sua qualità. Possiamo asserire, e con la massima certezza, che gran parte dei meriti dei cambiamenti mentali dell’uomo, che poi hanno portato allo sviluppo tecnologico, siano attribuibili alla donna; è la donna infatti che, nel suo importante ruolo, ha aiutato l’uomo, sensibilizzandolo, ad osservare la natura per comprenderne gli stimoli e le esigenze… a dare un senso ad ogni cosa.
La donna-madre che nel suo ruolo centrale è ispiratrice del passaggio, è il caso di ripeterlo, degli uomini da cacciatori ad agricoltori, avvenimento questo che ha segnato uno shift concettuale fondamentale… determinante! La comunità crea la sua identità dai crani degli antenati, plasma i suoi dei e inizia a trasmettere la sua memoria, fisicamente oltreché ideologicamente. I primi nostri progenitori del neolitico, sono stati capaci di organizzarsi e di vivere con sani valori di solidarietà, di collaborazione e di sacrificio che è nostro dovere riscoprire dato che ci dividono ben duecento generazioni ed è assolutamente illogico che una sola generazione possa distruggere ciò che l’uomo ha costruito in duecento mila anni di storia. Nello scorrere di questo avvincente libro vediamo, il nascere dei simboli e dei riti, le stagioni e i miti, ma anche (purtroppo!) i conflitti e la violenza. Un racconto davvero interessante!… un racconto avvincente ed intrigante, che si dipana fra la vita e i sentimenti degli archeologi durante le fasi di scavo, consentendo al lettore di conoscerne i delicati meccanismi della ricerca archeologica; scritto e vissuto con grande passione per l’archeologia, e che ci fa vivere, con minuzia di particolari, la campagna di scavi effettuata per intero.
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Lorenzo Nigro, professore di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico e di Archeologia Fenicio-Punica all’Università La sapienza di Roma nel Dipartimento di Scienze dell’Antichità, è il Direttore della Missione archeologica in Palestina e Giordania dello stesso Ateneo, ed è inoltre Direttore del Museo del Vicino Oriente della Sapienza. «Siamo orgogliosi e felici di pubblicare il libro del grande archeologo Lorenzo Nigro», hanno dichiarato con manifesta enfasi la Direttrice del Vomere, Rosa Rubino e il Direttore Editoriale Alfredo Rubino, che possiamo definire quale il più antico periodico siciliano, che ha curato l’edizione di non pochi ed importantissimi testi legati alla valorizzazione della cultura e dell’identità locale. Ciò che più di tutto mi ha colpita di questo libro, at first glance, è stata la bellezza della sua copertina, composta infatti da un disegno originale dell’autore, che rappresenta la collina di Gerico illuminata dalla luna e la testa di questa statua, che nel libro viene chiamata “occhi di conchiglia” e di entrambe si parla nel libro. La collina… il Tell… in particolare, osservato alla luce della luna piena, viene percorso dal protagonista-autore nei due capitoli gemelli che aprono e chiudono la spedizione archeologica. Nel libro la collina di Gerico è fonte inesauribile di visioni oniriche in cui la luna è rappre- sentata come quella del film di Georges Méliès, “Viaggio nella Luna” e il Tell ha la forma della splendida Maya Desnuda, ma è proprio la luna a collegare il disegno alla statua; vediamo infatti che nell’antica Gerico era celebrato un antico culto della luna. La testa che vediamo in copertina è considerata il primo esempio di statua della storia dell’umanità, forse la prima rappresentazione di una divinità, che quindi si suppone un dio astrale, il dio-luna. Concludendo, ci sembra quanto mai circostanziata l’affermazione dell’autore Lorenzo Nigro: «Il passato è dentro di noi e toccarlo smuove la nostra anima. Gli effetti possono essere imprevedibili e sicuramente sono indelebili dalla memoria di ognuno».