GALLERIA ANGELICA Secondo tempo

E’ la seconda volta che il pittore ed organizzatore di eventi culturali, Stefano Giachè mi invita a presentare con mie parole, una delle sue concrete realizzazioni corali in questo splendido sito che è la galleria dell’Angelica. Un intervento non basilare ma solo di rincalzo, perché Mara Ferloni, critico ufficiale di questa collettiva, non ha certo bisogno di essere sostenuta da un modesto poeta che pure ama molto dire della pittura degli artisti, oltre che dedicarsi alla musa.

   Esibizione del Tenore Marco FratarcangeliAbbiamo ad oggi di fronte almeno una ventina di artisti, molte le donne, il che è molto gradito ad un facitore di versi. E devo riconoscere che l’impatto è avvincente e coinvolgente, a partire dalle atmosfere magiche, per la loro sottile rarefazione del reale che scivola nel realismo magico, delle due vedute di Roma che Giachè ci presenta con il solito garbo, in punta di piedi, di spatola mi pare più calzante.
   E per me straordinaria e molto gradita è un’opera della toscana Rossella Ciani, che ripropone al mio sguardo interessato una delle sue tipiche ed originalissime opere. Nel caso Westminster, Pittura in rilievo che supera, come altre sue connotative creazioni, il ben più piatto e ormai abusato materico.
   Per contro opere tipiche sono le tele di Khannanova, Omodeo e Tubani che con le due di De Castris assumono un gradevole stile senza strilli, fatte di una successione di stilemi che definirei un vero piano - piano, opere da donare senza problemi stante il sottotono creativo scelto dalle pittrici. Come pure, nel loro stile molto personale ci sono opere di Macchione, Ingravalle, Cellanetti, D’Orazio e Nardi. Sempre sottotono, ma solo falsamente, sono le opere in monocromi grigi di due acrilici di Giordano, raffiguranti una New York più sognata che visitata.
Il pubblico in galleriaE sempre natura vedrei in due tele di Marco Fratarcangeli dedicati alla neve, ma direi alla foresta che richiama l’attimo creativo attinto dalla capigliatura selvaggia ed attraente di una donna, cui il pittore deve essersi ispirato. Oggetto la natura ma troppo “naturale” nella loro fin troppo semplice architettura le opere di Piera Narducci e Alessia Ardizzone. Mentre Rita Lombardi offre invece una coraggiosa riproposizione del classico geometrismo a colori del grande Mondrian.
   Deliziose, per contro, nella loro essenzialità di segni e di colori, il tutto appena accennato con buona arte compositiva, le opere di Fiore Rinaldo.
   E chiuderei con qualche parola sulle opere di due artisti slavi, visti i loro nomi, iniziando con i pesci colorati di luce che creano l’acquario mentale dell’artista, Stjepko, mentre Perkovic ci propone il suo desiderio di perdersi in una avventura navale, come già Gordon Pyme, la creatura del grande E.A.Poe.
   Finisco dicendo che in questa rassegna mancano le persone, del tutto assenti quali soggetti degni non dico di un ritratto, ma di una sia pur semplice inquadratura, seppure volti appena sognati si incontrano nelle opere di Martello Lucia. Ma forse lo sbalzo su rame di Cianci, la passione e le sculture in gesso dell’artista egiziano Kalik, ci offrono l’opportunità di non insistere su questa assenza.
   Una fuga dalla mania imperante dei selfie?
Alessandro Ferraro